IL PIANISTA MUTO (2009) Italia. Durata 4’19”

Sinossi
In un’imprecisata località sul mare, l’infermiera di colore Nadine trova sulla spiaggia un giovane privo di sensi. Ricoverato nell’ospedale psichiatrico, lo sconosciuto mostra di non saper parlare né scrivere, ma disegna un pianoforte; e quando vi viene è messo di fronte turba tutti con le sua musica.
Note di regia
Più volte ho manifestato a Paola Capriolo – alla quale sono legato da reciproca stima e amicizia l’auspicio che le nostre esperienze tornassero ad incontrarsi, convinto che un fruttuoso rapporto tra cinema e letteratura implichi sempre un ‘comune sentire’ tra scrittore e regista. La lettura del suo intenso romanzo “Il pianista muto” mi ha persuaso che l’auspicio dovesse attuarsi, e mi ha sollecitato alla realizzazione del booktrailer del libro: anticipazione dei miei intendimenti drammaturgico-espressivi, nella prospettiva di una futura trasposizione filmica del racconto. Confesso che il misterioso personaggio – la cui vicenda è ispirata ad un fatto reale, reso noto dalla stampa – suscitò anche il mio interesse. In virtù della ricchezza espressiva della materia narrata nel romanzo, l’idea – anticipata dal bootrailer – è stata quella di tradurre in immagini sentimenti ed emozioni, prima ancora del susseguirsi di accadimenti, a partire dalla ‘lettura’ dei temi rintracciati nel romanzo: la patologia mentale/esistenziale, intesa come necessità/incapacità di comprendere il passato; il male d’amore che sfocia nella ‘schiavitù dei sentimenti’, il sovvertimento esistenziale. Temi che assurgono alla metafora della solitudine umana e del potere della musica di destare il tempo, citando Thomas Mann.
Regia: Roberto Petrocchi, Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Petrocchi. Produzione: Cinema e Società.
Interpreti: Mario Amati (Rosenthal), Dorcas Sackey (Nadine), Giuseppe Miele (direttore della clinica), Federico Maria Brera (pianista muto), Rosaria Giordano (Contessa), Giancarla Brizzi (Signora Doyle), Angelo Ciaiola (signor Brown), Marco Buratti (Isaac).
Direzione della fotografia: Marina Kissopoulos Scenografia: Maria Luisa Di Giovanni, Montaggio: Mauro Crinella, Musiche: Kevin MacLeod, Costumi: Maria Luisa Di Giovanni
Estratti recensioni
Trovo il booktrailer molto bello ed aderente allo spirito del romanzo. Le immagini (come sempre nel caso di Petrocchi) sono splendide, soprattutto quelle davvero potenti e inquietanti legate alla vicenda di Rosenthal. Se possibile, guardo con interesse ancora più grande alla prospettiva
Paola Capriolo – Autrice
lI giudizio dei lettori sul romanzo.
L’autrice, prendendo spunto da un reale fatto di cronaca (ritrovamento nel Kent di uno sconosciuto artista privo di parola ma dotato di incredibili doti musicali), ha realizzato un delicatissimo e toccante romanzo che ha come protagonista la musica, intesa non solo come espressione artistica ma come mezzo per smuovere ricordi, sentimenti ed emozioni. L’esecuzione di diversi brani musicali, eseguiti dal pianista muto con grande maestria e partecipazione, fa riemergere, nei vari pazienti ospiti presso la clinica psichiatrica in cui è stato accolto, dolorosi ricordi, invano considerati obliati o superati. L’arte dei suoni si trasforma in un profondo dialogo, impossibile da realizzare a parole, che induce gli ascoltatori ad una necessaria valutazione della propria vita ed ad un severo e implacabile giudizio sul bene e sul male provocato o subito; e una volta che la memoria riaffiora in tutta la sua tragicità, le scelte successive sono solo delle inevitabili conseguenze (…)
Elena – Forum Libri
(…) Ho trovato notevole il personaggio di Rosenthal; secondo me la sua figura rispecchia fedelmente i superstiti dei lager nazisti, con la loro memoria bloccata agli eventi drammatici vissuti; il suo sogno riflette il congelamento dell’esistenza all’interno del lager e la descrizione della sua morte, con il numero tatuato sull’avambraccio (in primo piano nella vicenda) sembra indicare come quelle cifre costruiscano l’emblema di un destino ineluttabile, che non presenta altre alternative. Molto significativa anche la vicenda della famiglia coinvolta nella guerra dei Balcani.
Lillo
Molto avvincente, anche se non c’è un vero e proprio finale che spieghi chiaramente il mistero del libro; mistero, per altro, mantenuto vivo fino alla fine. Alcune pagine con troppe descrizioni sono superflue, ma il modo di scrivere è semplice e talvolta raffinato, quasi da altri tempi. Complimenti!
Mirò