ILLUMINAZIONI (1987) Italia. Durata 95’

Sinossi
Primi del ‘900. Il giovane Francesco aiuta suo padre a ferrare i cavalli, ma la sua vocazione è quella di scrivere poesie. Sessant’anni dopo lo scoprirà il nipote Luca, venuto alla luce alla morte del nonno, attraverso il ricordo della nonna Valentina, a cui Luca partecipa con la sua fervida fantasia.
Note di regia
Se si parla di ‘illuminazioni’, il pensiero va a Jean Arthur Rimbaud, alla sua poesia, ad un’opera significativa della letteratura tardo-romantica francese. Nel film, si tratta solo di una citazione; al momento della stesura della sceneggiatura, dell’ingenuo nutrimento di una necessità espressiva. Riferendomi a quelle che il francesista Nuvoletti definì le parole-idee, aggingerei: ‘fabbrica delle visioni’, dove è il mondo trasognato della fanciullezza a condurre all’intuizione poetica più incontaminata. Ritornare con il ricordo ai giorni dell’infanzia, al tempo delle impressioni vivide quando lo spirito era puro e non ancora viziato dall’educazione, rappresentava per Rimbaud scrive Enid Starkie nel suo documentato saggio – l’evasione da un mondo sordido. Il poeta riteneva che il fanciullo fosse una lastra sensibile, come il visionario, capace di ricevere impressioni dirette senza sottoporle al criterio logico del raziocinio. Rimbaud desiderava trovare in sé stesso lo stupore del fanciullo, il potere di cui è dotato di creare un mondo libero dalle limitazioni del possibile. Ed è lo stesso poeta a spiegare il modo attraverso cui germina l’illuminazione: “Non dobbiamo fare altro che aprire i sensi e poi fissare con le parole quello che essi hanno ricevuto”.
Nel film, tematica e criteri estetici non possono essere scissi. Riguardo alla fotografia, ho avuto dinanzi agli occhi la morbidezza cromatica e il trepido respiro lirico di “Ricordi di Montefontaine” di Camille Corot; così come per l’aspetto scenografico – una natura generosa ed incombente nel suo incontrarsi con la mutevole disposizione dell’animo umano – non ho potuto fare a meno di pensare alla Deledda di “Colombi e sparvieri”, soprattutto per taluni spunti veristici e per quella ‘rugosa’ realtà, come Rimbaud definì la sua, che connota l’intero film.
Regia: Roberto Petrocchi, Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Petrocchi, Produzione: Cinema e Società.
Interpreti: Lea Mattarella (Valentina), Giuseppe Miele (Francesco), Antonio Sacco (Luca), Anna Maria Lancellotti (Valentina anziana), Massimo Castaldi (Tobia), Aldo Mengolini (papà di Luca), Lisanna Gallo (mamma di Francesco), Alessandro Garofani (Walter), Gianluca Quadraro (Francesco bambino), Lucio Quadraro (papà di Francesco), Roberto Amici (pastore).
Direzione della fotografia: Riccardo De Luca, Scenografia: Roberto Petrocchi. Montaggio: Riccardo De Luca, Roberto Petrocchi.
Musiche originali: Marco Melia, Costumi: Lisanna Gallo.
Estratti recensioni
L’esperienza registica di Roberto Petrocchi è da tenere d’occhio. Non solo per la meditata ed originale oculatezza espressiva, ma soprattutto per via di una scelta estetica che evita le usuali convenzioni della moda(…) “Illuminazioni” è un poema filmico d’appassionata ispirazione.
Fabio Bo – Il Messaggero
Il regista, con finezza e sensibilità ci addentra in mondo fatto di ricordi che sono già rimpianti, con uno stile maturo, riflessivo, senza mai cadere nella retorica. Da segnalare le buone prove dei giovani Lea Mattarella e Giuseppe Miele; mentre Annamaria Lancellotti, nel ruolo di Valentina anziana, disegna un personaggio assai persuasivo.
Luigi Saitta – Rai Redazione Cultura
Attraverso la narrazione di una vocazione poetica, vissuta soprattutto come appagamento intimo, con discrezione ed umiltà, Petrocchi ci offre un saggio di cinema d’immagini.
Fulvia Caprara – La Stampa
Abituati a dire peste e corna dei film di registi emergenti italiani, vi segnaliamo con animo sollevato “Illuminazioni”(… )Molto bello il rapporto, tutto fatto di sguardi, che si instaura tra il piccolo Luca e la nonna. Un rapporto attraverso il quale anche un passato inerte sembra trovare una nuova forza vitale. Roberto Petrocchi ha imboccato la strada che il cinema deve percorrere e sembra ben avviato.
Alberto Crespi – L’Unità