L’OMBRA DEL GIGANTE (2000) Italia. Durata 90’

Sinossi

In un’inespugnabile fortezza, alla fine dell’800, è rinchiuso un misterioso prigioniero che si rivela, inaspettatamente, un virtuoso violinista e dà vita a una travolgente corrispondenza musicale con la moglie del capitano della prigione, Adele: pianista. La musica desterà e consumerà le loro vite.

Note di regia

Ebbi modo di leggere il libro di racconti “La grande Eulalia” in modo casuale. Credo fosse l’estate dell’89; ero in una grande libreria di Roma. Del libro di Paola Capriolo fui colpito dall’immagine sulla copertina: una suggestiva pittura di Paul Delvaux. Mi piace pensare che nella scelta delle letture vi sia qualcosa di ‘misteriosamente predestinato’ che ci muove in una direzione, anziché in un’altra. Interessato dal contenuto del libro e sorpreso dalla giovane età dell’autrice – allora debuttante – lo acquistai e lo lessi quasi tutto d’un fiato: è stata una folgorazione. Ogni storia s’imponeva per ricchezza stilistica e forza espressiva. Su tutte: “Il gigante”, a mio parere la più bella. Non una semplice narrazione, ma l’ideazione sorprendente di un mondo: la descrizione di atmosfere arcane, di tumulti e turbamenti dove poter cercare – avvertire – il richiamo imperioso dei sentimenti. La più autorevole critica l’ha immediatamente accostato alla narrativa di Buzzati, evidenziando l’attitudine della scrittrice per l’invenzione fantastica. Io aggiungerei Kafka. Incontrando Paola Capriolo, di cui ho potuto apprezzare un’intelligenza ed una sensibilità non comuni, ho avuto modo di approfondire i temi del racconto ed ogni loro, possibile, implicazione filmica: il pensiero che si fa immagine; il desiderio smodato – e la necessità – di una passione che sottragga al tempo, ma alla quale si frappone un abisso insanabile; il linguaggio eterno della musica, che si traduce nella più eclatante possibilità d’evasione per i protagonisti: dal suo disperato isolamento, per il prigioniero; da una realtà immutevole, per Adele. Avevo letto un racconto emozionante e, assieme, un film che chiedeva prepotentemente di esistere. Sono persuaso che quando un’impresa sollecita il cuore e l’intelligenza, offrendoci l’occasione per (ri)scoprire una ‘nuova moralità, valga la pena d’essere intrapresa.

Regia: Roberto Petrocchi, Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Petrocchi – liberamente tratta dal racconto “Il gigante”, ne “La grande Eulalia” di Paola Capriolo, edizione Feltrinelli, Produzione: Manolo Bolognini per Cinema e Società.
Interpreti: Margherita Buy (Adele), Arnaud Arbessier (Eugenio), Marisa Solinas (Angelica), Niccolò Rapisarda (Ottaviano), Fausto Biefeni Olevano (Gaspare), Anna Testa (Teresa), Franco Fantasia (Medico), Anna Lelio (mamma di Teresa).
Direzione della fotografia: Camillo Bazzoni, Scenografia: Andrea Bolognini, Montaggio: Paolo Benassi, Musiche originali: Andrea Morricone, direzione Sonata in La maggiore di César Frank, Ennio Morricone, Costumi: Maria Luisa Di Giovanni.

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Rassegna stampa

Vhs / Dvd

Estratti recensioni

Ho ritrovato nel film l’atmosfera del racconto: l’isolamento, la segregazione in cui vivono gli abitanti del carcere, e la presenza della musica, seducente e ossessiva, che a poco a poco finisce col pervadere tutto, quasi fosse il respiro stesso di quella solitudine. La sonata per violino e pianoforte di César Frank, che variamente rielaborata costituisce la colonna sonora del film, corrisponde in modo perfetto all’idea musicale che avevo in mente scrivendo il racconto “Il gigante”: è una sorta di vortice, di gorgo nel quale i personaggi rapiti, finiscono con lo sprofondare, e Petrocchi ci descrive con sapienza, grazie anche all’eccellente interpretazione degli attori, il modo in cui essa s’impadronisce progressivamente delle loro anime, delle loro vite. Ma il cinema naturalmente è soprattutto immagine, e “L’ombra del gigante” possiede a mio parere un grande fascino visivo. Come in altri suoi film, Petrocchi ama soffermarsi sui mutamenti del paesaggio, catturare le infinite sfumature della luce: un’attenzione che ho sempre considerato molto vicina al mio modo di sentire, e in particolare allo spirito di un racconto come “Il gigante”. Tutto questo per dire che ho trovato ne “L’ombra del gigante”, non il mio racconto (non sarebbe stato possibile e certamente neppure auspicabile), ma un’opera autonoma e convincente, concepita secondo le proprie leggi, che tuttavia “risponde” ad esso con puntualità e profonda partecipazione, come in un dialogo tra spiriti affini.

Paola Capriolo – Scrittrice e saggista

Una favola nera – tratta dal racconto di Paola Capriolo “Il gigante”, nella raccolta “La grande Eulalia” – in felice equilibrio tra realismo magico, la scrittura di Buzzati e le cifre di Kafka. Roberto Petrocchi, già apprezzato per le sue esperienze televisive, ha portato il racconto della Capriolo sullo schermo impegnandosi a mantenere intatti i sensi arcani di quel misterioso “Gigante” che soggioga tutti con la sua cupa fascinazione. (…) Con immagini figurativamente preziose (di Camillo Bazzoni), con ritmi quasi soltanto interiori che però, via via covano e svelano orrori segretissimi. Senza impennate narrative, solo con un senso diffuso di fatalità quasi plumbee. Le esprime, con più intensità di tutti Margherita Buy, nel personaggio della protagonista Adele.

Gian Luigi Rondi – Il Tempo

Una danza tra amore, arte e morte, che Petrocchi effettua in una rigorosa “coreografia”. Il regista trova un’appropriata traduzione alla forma letteraria della bella novella di Paola Capriolo.

Daniela Pogade – Berliner Zeitung

“L’ombra del gigante” è un film poesia. Molto sensibile la regia di Petrocchi.

Massimo Liofredi – Radiocorriere Tv

(…)Basta dare un’occhiata al soggetto de “L’ombra del gigante” – raffinata pellicola di Roberto Petrocchi – per rendersi conto di genere e diversità del prodotto. (…)Matrice letteraria e atmosfere rarefatte (cui hanno contribuito i costumi di Maria Luisa Di Giovanni e le musiche di Andrea Morricone, figlio di Ennio), impostano “L’ombra del gigante” come un film di qualità elitaria.

Paolo Scotti – Il Giornale

“L’ombra del gigante”, liberamente tratto dal racconto “Il gigante” di Paola Capriolo, è un film sensibile, musicale, attento alle corde più umbratili dell’animo umano; sorretto dall’interpretazione di Margherita Buy, dalla fotografia di Camillo Bazzoni. (…) Il Mistero del male di vivere, della gioia spesso così fugace dell’esistenza e dei più imperscrutabili sentimenti, trova nell’impossibile dialogo dei due protagonisti un principio ed una fine, che scoprirete in una sceneggiatura scritta con finezza dallo stesso Petrocchi, nella bella colonna sonora scritta da Andrea Morricone e nelle note della Sonata in La Maggiore di Cesar Frank. Un film affascinante, con un suo “karma”, che resta per ricordarci quello che siamo o che eravamo, ma che resteremo per sempre.

Giovanna Grassi – Corriere della sera

(…)Un film bellissimo, di grande forza espressiva.

Tonino Pinto – Rai Redazione Cultura

 

(…) Un crescendo di note e passione (…) Bel soggetto, brava Margherita Buy.

Fabio Ferzetti – Il Messaggero

Una Buy molto intensa in un ruolo appassionante. “L’ombra del gigante” è un film tanto profondo nei suoi sentimenti, quanto riservato e sensibile nel mettere in scena gli stessi. Una scommessa in cerca di un suo pubblico che certamente esiste.

Carlo Faricciotti – Onda Tivù

(…)Storia fatta di mistero, ma anche d’affinità elettive tra due sconosciuti che arrivano ad incontrarsi, pur senza mai vedersi, grazie allo straordinario potere della musica: è uno dei diversi motivi d’interesse del film, nel quale spicca la bella colonna sonora, composta, strumentata e diretta da Andrea Morricone, un autore che costituisce un raro esempio di figlio d’arte dotato di vero talento. “L’ombra del gigante” è sicuramente un esempio di buon cinema italiano recente.

Redazione di Dvd Magazine